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LA BILANCIA CHE SI BLOCCA: cosa fare per superare lo stallo del peso.

Durante i primi giorni di questa settimana ho visto diverse pazienti che sono andate incontro al famigerato blocco del dimagrimento e ho vissuto con loro la delusione e preoccupazione per questo evento; per questo motivo ho deciso di scrivere questo breve articolo che spero possa essere di conforto e uno spunto di riflessione e incoraggiamento per andare avanti  ognuno con il proprio percorso ;-)

E’ impossibile (o quasi) che si vada incontro ad un percorso di dimagrimento lineare, poiché il nostro organismo mette in atto dei fisiologici meccanismi di adattamento.

Se riduco il carburante introdotto, la mia macchina entrerà in modalità risparmio energetico e ridurrà l’utilizzo del carburante pur svolgendo le stesse attività.

Quando ci si trova in questa situazione, a poco serve, se non a peggiorare la situazione, ridurre ulteriormente l’introito di cibo, poiché la dieta risulterà eccessivamente restrittiva e sopraggiungerà il senso di fame e aumenterà il livello di stress per il nostro organismo.

Inoltre, ridurre in maniera eccessiva e per lunghi periodi l’introito di alcuni nutrienti, ad esempio i carboidrati, può portare ad una riduzione della conversione degli ormoni tiroidei e questo si rifletterà in un reale rallentamento del metabolismo.

Piuttosto, può risultare particolarmente efficace smettere di seguire la dieta per un tempo controllato, monitorati sempre da un professionista evitando quindi di abbuffarsi e mantenendo il peso corporeo raggiunto fino a quel momento.

L’organismo ha bisogno di abituarsi gradualmente al nuovo peso corporeo, soprattutto quando i kg di troppo erano saldi già da un po’ anni.

Ricordiamo sempre che la velocità in questi percorsi non aiuta mai!

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I GRASSI SONO VERAMENTE DANNOSI? SIAMO SICURI CHE IL PROBLEMA SIA LI?!

Da decenni i grassi vengono demonizzati, dichiarati responsabili dell’insorgenza di patologie cardiovascolari e per questo molti di noi cercano di ridurre al minimo il loro consumo, rivolgendosi anche all’acquisto di prodotti light (i famosi prodotti 0,1% di grassi di cui le donne parlano molto).

Ebbene, sull’autorevole rivista The Lancet è stato recentemente pubblicato un articolo che ci apre gli occhi e, finalmente, ci invita a riconsiderare le nostre opinioni sul tema grassi.

Lo studio, oggetto dell’articolo, riguarda l’osservazione, durata sette anni, delle abitudini alimentari di 135mila persone, in 18 differenti paesi di cinque continenti, a reddito alto, medio e basso.

I dati raccolti indicano che chi consuma una maggior quota di carboidrati ed una bassa percentuale di grassi ha un tasso di mortalità precoce più elevato ed un’ incidenza maggiore di malattie cardiovascolari.

Con questo non voglio lanciare il messaggio “via al consumo libero e smodato di grassi a tavola”, ma voglio invitare tutti a riflettere su quanto sia inutile eliminarli o ridurli all’osso e ancor peggio possa essere dannoso, come sempre la scelta migliore è seguire una dieta equilibrata e varia.

Ricapitolando, una giusta quota di carboidrati deve essere presente, senza eccedere e scegliendone accuratamente la provenienza, evitando quindi carboidrati derivati da fonti eccessivamente raffinate o ancor peggio da zuccheri semplici.

Non dobbiamo più demonizzare i grassi, quindi non scegliamo prodotti light, affidiamoci a fonti naturali (carni, formaggi, uova, frutta secca..) e non junk food; un’ adeguata quota di grassi è indispensabile, nel nostro organismo svolgono funzioni molto importanti (ad es. fanno parte della membrana cellulare, veicolano vitamine liposolubili etc.)

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In realtà per me non è cambiato molto da quello che ripeto sempre ai miei pazienti, nessun alimento o nutriente rappresenta il problema, e per questo nulla va eliminato, ma certamente va scelta la giusta dose!

Dehghan M et al. Associations of fats and carbohydrate intake with cardiovascular disease and mortality in 18 countries from five continents (PURE): a prospective cohort study. Lancet, 2017 August 28

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La Nutrizione nell’età adulta e invecchiamento

Il nostro patrimonio genetico è sicuramente molto importante ma un ruolo altrettanto fondamentale è svolto dal nostro stile di vita in particolar modo dalla nostra alimentazione. Molte volte sentiamo parlare di geni e patrimonio genetico ereditario, ma poche volte ci soffermiamo a pensare che stili di vita scorretti e alimentazione errata limitano l’espressione del nostro potenziale genetico e attivano invece geni coinvolti nel processo di invecchiamento cellulare.

Ai fini di prevenire e contrastare l’invecchiamento dobbiamo innanzitutto ridurre l’apporto calorico giornaliero, se presenti situazioni di sovrappeso o obesità, molto spesso consumiamo molto più cibo rispetto alle nostre reali necessità!

L’apporto dei carboidrati deve provenire preferibilmente da fonti ricche in fibra e a basso indice glicemico, questi aiutano a ridurre la glicemia (glucosio nel sangue) e di conseguenza i livelli di insulina si riducono (l’insulina è un pro-infiammatorio). E’ inoltre importante ridurre notevolmente l’utilizzo di cibi estremamente raffinati, troppo ricchi di zuccheri semplici e di sale.

Tra le diverse fonti proteiche preferire le carni bianche (possibimente allevate a terra e in libertà); il pesce, soprattutto il pesce azzurro di piccola taglia, le uova e i legumi. L’apporto proteico è fondamentale soprattutto durante le fasi avanzate della vita, sostenere la massa magra del nostro organismo (massa muscolare) è ciò che ci garantisce di sostenere la nostra salute.

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Aumentare l’apporto di frutta e verdura per la preziosa presenza di fibre, vitamine e sostanza antiossidanti, indispensabili per “combattere” la produzione di radicali liberi principali responsabili dell’invecchiamento cellulare.

Consumare un adeguato apporto di omega3, le fonti principali sono il pesce azzurro, l’olio extra vergine di oliva e le noci; sostengono la funzionalità cardiovascolare e riducono notevolmente i livelli di molecole infiammatorie.

E’ importante correggere, qualora presenti, delle micro carenze ad esempio di alcune vitamine, molto spesso non causano una sintomatologia acuta ma possono non garantire un invecchiamento sano.